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Riuscire a meditare

2025-10-05 11:29

Francesca Dantes

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Riuscire a meditare

Il vuoto è assenza o opportunità?

 

La meditazione è un’attività che sempre di più si sta diffondendo nella nostra cultura, inserendosi anche nei protocolli terapeutici.

Molti di noi si cimentano, quindi, con la meditazione sedendosi a gambe incrociate su un cuscino provando a sospendere i pensieri e a connettersi con la parte più profonda di se stessi.

Una delle prime cose da prendere in considerazione sulla meditazione è il modo in cui pensiamo possa impattare su di noi. Cosa aspettarsi dalla meditazione? Per capirlo è fondamentale avere un’idea su come funzioniamo, dato che mentre meditiamo i processi mentali che applichiamo quotidianamente vengono immediatamente a galla. Siamo abituati a concepire noi stessi come un centro; il nostro punto di vista è l’unico che conosciamo e attraverso il quale facciamo esperienza nella vita. Non facciamo distinzione tra noi, il nostro sé, e i nostri pensieri, emozioni o sensazioni corporee. Quando osserviamo un oggetto, come una sedia, crediamo a tutto ciò che sorge dentro di noi: l’idea di sedia, ricordi ed emozioni connessi alla sedia, il desiderio di sedersi proiettato sulla sedia. Noi siamo l’osservatore e la sedia è l’oggetto osservato. Lo stesso meccanismo può essere riportato anche alle dinamiche interiori, quello che cambia sono l’osservatore e l’oggetto osservato.

L’osservatore siamo sempre noi, ma l’oggetto osservato è il nostro mondo interiore: pensieri, sensazioni emotive e fisiche. E l’osservazione può farsi più accurata esplorando l’idea dietro quel pensiero, i ricordi e le emozioni connesse a quel pensiero, il desiderio proiettato su quel pensiero.

Quindi, la prima cosa che dobbiamo aspettarci dalla meditazione è imparare a distinguere l’osservatore dall’oggetto osservato. Se riuscite a distinguere voi stessi da ciò che emerge durante la meditazione siete riusciti a meditare. Avete isolato la capacità della mente di conoscere da ciò che conosce, allo stesso modo in cui è possibile distinguere un volto dal suo riflesso nello specchio.

Proprio come uno specchio, la mente assume la forma di ciò che osserva. Purtroppo finisce per legarsi fortemente a ciò che vede in quello specchio a causa del desiderio, proprio come accade per il desiderio di sedersi in relazione alla sedia. Ecco perché ci distraiamo, semplicemente la mente fa quello che fa sempre.

Che siate seduti a gambe incrociate ed occhi chiusi o che stiate passeggiando per strada, se, volontariamente, cercate dentro di voi di distinguere tra osservatore e oggetto osservato prendendo nota di ciò che emerge, avete iniziato il vostro percorso di meditazione.

Vi accorgerete che la mente è perfettamente in grado di accettare l'ambiguità e sospendere il bisogno di spiegare tutto: si può provare ansia e calma nello stesso momento, o un pensiero può sorgere e scomparire senza bisogno di essere risolto; la mente non si chiede più "Perché sto pensando questo?" o "Qual è la causa di questa emozione?". Se non accade immediatamente è solo perché le abitudini sono difficili da abbandonare. Generalmente, infatti, quando osserviamo qualcosa, cerchiamo di classificarlo e di capirne la causa per ridurre l’incertezza e avere maggior controllo in modo da capire cosa fare o come comportarci.

Meditare è prima di tutto osservazione dei propri meccanismi interni e del modo in cui noi stessi e il mondo ci appare. “Cosa appare riflesso nello specchio della mia mente?”. Se siete in grado di rispondere a questa domanda, complimenti, avete iniziato a meditare.

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